A Palmi si accende la passione del tango al femminile de Las Maripositas
Leggerezza e profondità hanno inebriato il teatro Manfroce di Palmi in occasione del primo concerto in Calabria del gruppo Las Maripositas. Nato nel 2011, dopo la scomparsa prematura di una delle cofondatrici, la pianista Fabiana Avoli, oggi si propone come un quartetto femminile composto da Monica Tenev flauto e bandoneón, Valentina Paiella voce, Mariadele Falcone al contrabbasso e Maria Lisa Del Grande al pianoforte. Sul palco a narrare passioni e tormenti anche la ballerina calabrese Francesca Aracri e il ballerino argentino Mariano Navone, rispettivamente campionessa italiana di tango e finalista al campionato mondiale di tango a Buenos Aires.
Intenso e intrigante il concerto proposto dall’associazione Amici della Musica Nicola Antonio Manfroce, presieduta da Antonio Gargano, nell’ambito della rassegna Synergia 47, finanziata nell’ambito dell’avviso pubblico Eventi culturali 2021 della Regione Calabria.
«Abbiamo condotto un viaggio a Buenos Aires, arrivando anche a Mar Del Plata e rivisitando – le nostre non sono mai mese trascrizioni – alcuni dei brani più rappresentativi dell’immensa storia del tanto argentino. Immancabili Piazzolla, a cui si deve il merito di avere reso il tango anche musica di ascolto oltre che da ballo, En Esta Tarde Gris con l’arrangiamento ispirato a quello dell’orchestra di Anibal Troilo e tanto altro. La nostra ispirazione è profondamente intrisa di poetica femminile e i brani che interpretiamo sfidano proprio gli stereotipi. Il nome del gruppo lo testimonia: Mariposa, farfalla, è metafora della donna nel tango argentino. El ultimo Cafè racconta, infatti, di una donna che, offrendo l’ultimo caffè, ha l’ultima parola. Spazio anche a Eladia Blázquez, la prima donna ad avere pubblicato un disco in Argentina e al suo El Corazon al Sur. Per noi questa narrazione è essenziale come anche l’incontro con il pubblico durante i nostri concerti», racconta la cantante Valentina Paiella.
«La storia del tango attraversa oltre un secolo. Il nostro è un contributo a questa storia. Per questo proponiamo sia brani tradizionali dei primi anni Venti che arrangiamenti contemporanei. Il Tango ha ancora tanto da raccontare al pubblico di ogni epoca», racconta Monica Tenev, flauto e bandoneon, fondatrice del gruppo insieme alla compianta Fabiana Avoli e che si definisce «attratta dalla musica del mondo, quella attraverso la quale si sente l’odore della terra». Per lei non è la prima volta in Calabria. Al teatro Cilea di Reggio, alcuni anni fa, avvenne il suo debutto con il bandoneon. Attiva in tante formazioni musicali, forte è il suo impegno per l’inclusione delle persone ipovedenti e non vedenti in ambito musicale. Musicisti che, come lei, hanno una disabilità visiva, e che non intendono rinunciare alla loro passione. Suonare anche senza vedere è possibile con il talento dell’ascolto e della memoria e anche con alcuni ausili. «In Italia è precluso il nostro ingresso nelle orchestre sinfoniche. In altri paesi europei, l’orientamento è opposto. Ho avuto e ho tante esperienze con straordinari colleghi e colleghe che suonano pur senza vedere. Abbiamo suonato in teatri al buio e abbiamo eseguito concerti a lume di candela. Vi è inoltre un importante progetto portato avanti dal conservatorio di Santa Cecilia a Roma denominato Bio, Blind International Orchestra al quale quando possibile collaboro. C’è ancora tanto da fare per abbattere le barriere e contrastare questa discriminazione», racconta ancora Monica Tenev.
«Per me è sempre bello tornare in Calabria. Adesso vivo a Roma e la mia terra e il mare mi mancano tutti i giorni. Essere qui stasera è una grande emozione. Mariano, con cui ballo da due anni, è il mio grande maestro. Con lui ho messo a frutto nel segno del tango, che nel tempo mi ha appassionato, la mia formazione classica», racconta Francesca Aracri, originaria di Rocca di Neto, nel crotonese.
«La mia vita è divisa tra l’Italia e l’Argentina dove ho la famiglia e dove svolgo anche delle attività. Io ballo e compongo anche. Il tango è la mia vita», racconta il ballerino argentino Mariano Navone.