Certi cittadini campioni di inciviltà
Riceviamo e pubblichiamo
In merito alle lamentele e segnalazioni che giungono agli organi di stampa sulla raccolta differenziata operativa a Reggio Calabria, ovvero la modalità “porta a porta”, ritengo che questa soluzione sia la migliore che si possa concepire.
Sebbene la raccolta porta a porta sia molto agevole per i cittadini, in quanto i mastelli vengono semplicemente portati appena fuori dalle abitazioni (e i carrellati appena fuori dai locali non domestici) senza doversi trascinare con i sacchi di spazzatura, a piedi o con i veicoli, fino ai cassonetti di prossimità, stranamente certe persone complicano la propria vita andando in giro a cercare microdiscariche abusive ove gettare la spazzatura!
Gli incivili sono strafottenti del decoro urbano e delle regole basilari del vivere civile ed hanno creato piccole discariche sparpagliate un po’ dappertutto, molte delle quali sono sorte in luogo dei cassonetti rimossi proprio per favorire la raccolta porta a porta.
Qualcuno, di fronte allo scempio delle microdiscariche abusive, grida al fallimento della gestione dei rifiuti. Però, correttamente, si parla di fallimento della società che gestisce i rifiuti (l’AVR) e/o del Comune quando la raccolta della spazzatura non viene effettuata regolarmente (come avveniva fino a qualche anno fa), quando non viene finanziata la società di gestione dei rifiuti, quando i mezzi della nettezza urbana sono obsoleti e suscettibili di guasti ripetuti, e via dicendo.
Ma se il servizio è a regime allora non si può parlare, a torto, di fallimento dell’AVR o del Comune, le microdiscariche diffuse in città non significano affatto fallimento della raccolta differenziata porta a porta. È semplicemente inciviltà di certa gente, di persone alle quali fa più comodo gettare spazzatura per le strade e giardini urbani, insozzandoli, invece che separare i rifiuti e adoperare i mastelli.
Il Comune non ha colpa alcuna per un servizio che è operativo. Forse l’unico rimprovero che si può rivolgere all’amministrazione comunale è quello di non sanzionare abbastanza gli incivili che così si sentono liberi e invulnerabili al punto da continuare a fare i loro “porci” comodi.
A nulla valgono gli avvisi tappezzati sui muretti o su altri appigli di non gettare spazzatura, gli incivili fanno finta di non leggerli.
Qualche nostalgico preferisce i cassonetti, però ricordo alla cittadinanza che i cassonetti eccome che c’erano! Erano cassonetti della differenziata, quindi dell’organico, del multimateriale (plastica e alluminio), del vetro, della carta e cartone, e infine dell’indifferenziato. Ma proprio questo sistema ha fallito: purtroppo la cittadinanza ha dovuto fare i conti con l’inciviltà di certa gente, di persone che non differenziavano affatto i rifiuti e gettavano a casaccio nei cassonetti. Sicché i rifiuti nei cassonetti erano misti, in genere non compatibili con il tipo di conferimento negli appositi contenitori. Si vanificava in questo modo, a causa di incivili, il contributo dei cittadini volenterosi che collaboravano alla raccolta differenziata.
Succedeva addirittura che accanto ai cassonetti venivano abbandonati i rifiuti ingombranti i quali potevano benissimo essere conferiti, gratuitamente, all’isola ecologica. Strano che certe persone, con i propri mezzi, andavano a gettare grossi rifiuti accanto ai cassonetti quando invece, dovendo effettuare un tragitto per gettare i rifiuti ingombranti, potevano benissimo guidare fino all’isola ecologica e senza pagare un centesimo! E purtroppo questa cattiva abitudine perpetua tutt’oggi che non ci sono più i cassonetti.
Ogni tanto gli operatori dell’AVR passano a ripulire le aree dalle microdiscariche e dai rifiuti ingombranti, ma subito dopo ricompaiono i rifiuti, sempre a causa dei soliti incivili, e l’incuria ricomincia.
Qualcuno è convinto che con l’introduzione dei cassonetti elettronici, apribili con tessera magnetica personalizzata tale da consentire una tracciabilità dei rifiuti gettati, il degrado delle microdiscariche cesserà. Però dalle esperienze portate a compimento nei comuni che li hanno adottati, si deve dedurre una analisi critica in merito che cerco di riassumere.
Recenti ricerche hanno evidenziato che in Italia, diversamente da quanto rilevato nel nord Europa (dove prevale la modalità porta a porta), nei pressi dei contenitori stradali dotati di sistemi di identificazione, sono molto frequenti i fenomeni di abbandono dei rifiuti: non solo da parte di cittadini dotati di scarso senso civico, ma anche da parte di persone che non riescono a raggiungere i sistemi di apertura della calotta (anziani, portatori di handicap…), utenti che non intendono perdere troppo tempo (la fase di identificazione risulta spesso laboriosa), utenti che non hanno ritirato o non hanno con sé la chiavetta, o che l’hanno persa o smagnetizzata, utenti non abilitati (turisti di passaggio…) o male informati. Si aggiunga, tra le altre cause, anche il temporaneo malfunzionamento della calotta, senza tralasciare che sistemi molto complessi e delicati, quali quelli a calotta, comportano maggiore frequenza di casi di vandalismo e di danneggiamento, con lunghi periodi di inattività del sistema e costosi interventi di riparazione o sostituzione.
Invece è risaputo che la raccolta porta a porta consente tipicamente di ottenere, in breve tempo, rilevanti aumenti del tasso di differenziata (che può raggiungere il 70% nell’arco di poche settimane) unitamente ad un miglioramento della qualità del decoro urbano. Mentre l’adozione dei sistemi a calotta determina inevitabilmente un aumento della quantità di scarti e materiali non riciclabili conferiti nei contenitori per la differenziata, situati accanto ai cassonetti dell’indifferenziata.
Inoltre le calotte, che non sono apribili manualmente dovendo usare la chiavetta magnetica, obbligano ad usare sacchetti troppo piccoli per le esigenze di molte utenze non domestiche (attività commerciali, servizi di ristorazione, centri sportivi, eccetera). Basta questo semplice problema per far diventare conferitori abusivi anche utenti regolarmente registrati e che pagano regolarmente l’apposita tassa, che altrimenti non avrebbero alcun motivo per conferire in maniera scorretta i propri rifiuti.
L’affermazione da parte dei produttori che le calotte hanno “costi di raccolta inferiori del 25-30% rispetto ai costi del sistema porta a porta” non tiene conto dei maggiori costi per: il trattamento di materiali recuperabili più contaminati da frazioni indesiderate; il trasporto e smaltimento dei quantitativi addizionali di scarti in essi rinvenuti; l’acquisto e/o la gestione dei sistemi di controllo (telecamere, sorveglianza); la rimozione dei sacchetti abbandonati presso i cassonetti.
Visto che gli accordi economici sottoscritti dai comuni con i consorzi del riciclo penalizzano moltissimo le raccolte che presentano eccessive impurità, tutto ciò si traduce in un aggravio di costi per il cittadino e in un danno pesantissimo per l’ambiente e la salute pubblica.
Quindi, per definire i problemi registrati nei comuni che hanno adottato i cassonetti elettronici, più che di inciviltà dei cittadini è probabilmente più il caso di parlare, semplicemente, di un sistema poco idoneo e funzionale. Tant’è che i comuni che hanno adottato questo sistema lo hanno successivamente abbandonato o sono sulla via di riconversione a modalità alternative (in pratica la raccolta porta a porta, che si va diffondendo sempre di più nei comuni italiani a prescindere dal colore politico delle amministrazioni).
Solo la modalità porta a porta consente di incrementare più efficacemente la raccolta differenziata e, di conseguenza, di far calare il conferimento indifferenziato. Perciò si ottengono risultati soddisfacenti nel pieno rispetto della normativa che impone di raggiungere e superare la soglia del 65% di raccolta differenziata.
Secondo alcune ricerche, con i sistemi stradali più o meno tecnologici si arriva ad una percentuale compresa tra il 47% e il 58%, quindi con questi sistemi la normativa non viene rispettata ed i cittadini vengono colpiti da eco-tasse ed aumenti tariffari. Con la raccolta “porta a porta”, invece, la resa supera il 76%, arrivando in alcuni territori addirittura ad oltre il 90%.
Ecco perché la raccolta porta a porta è necessaria, preso atto dei requisiti previsti dalla legge. Ovviamente, chi ha reali e serie difficoltà deve essere aiutato, con servizi di supporto a questo sistema, come piccole isole ecologiche di quartiere o passaggi di eco-bus (servizio aggiuntivo a supporto della normale raccolta porta a porta), ulteriori rispetto al calendario ordinario dei ritiri.
Roberto Comandè
Reggio Calabria