L’ intervista in Florida a Luca Poles, il primo pioniere del Prosecco nel mondo: Il progetto Casa Poles
Con Luca Poles si torna all’ America degli anni 90. E’ stato allora che con la tua valigia dei sogni, hai cominciato a girare il mondo per professare la religione del Prosecco?
Ho cominciato a girare il mondo fin da bambino, quando con una fervida fantasia ed un mappamondo di plastica, affibbiai ad ogni citta’ importante dei nomi blasonati come City, United, Inter, Juve….. del Calcio (di cui sono un grande appassionato ed ex giocatore) e mi inventai la Serie A statunitense, su un quadernino che conservo ancora. Fu nel 1990 che arrivai a Miami e New York per la prima volta, via Santo Domingo. E’ proprio in questo paese Caraibico, dove avevo forti agganci, che con Jimmy Jorge, gia’ importatore di Moet & Chandon e poi il grande amico Claudio Paccagnella, feci arrivare le prime 5.000 bottiglie di Prosecco DOC frizzante con il famoso spago legato attorno al tappo. Era il 1993. Entrai quindi nella grande famiglia Mionetto: con loro fu semplice, per me, diventare “il primo pioniere del Prosecco nel mondo”.
Eri giovanissimo, vero ? Ma quali erano le tue vere ambizioni a quel tempo: viaggiare e conoscere o diventare un Manager affermato e fare lucrosi affari ?
Si, avevo 27 anni. Ero gia’ un Manager in carriera e lavoravo nell’ importante Gruppo Industriale della famiglia Fantoni girando l’ Italia e qualche paese europeo, ma la mia ambizione era costruire qualcosa di valido al di fuori delle mura domestiche. L’occasione fu propizia quando conobbi Attilio Mionetto, fino all’ultimo il vero leader e il genio commerciale di quella che in verita’ consideravo una aziendina perché non fatturava neanche 15 mil di euro odierni: balzai nel buio da una carriera sicura ad una posizione alla quale aderii come Consulente aggiunto andando a chiedere in Banca prestiti personali fino a 50 milioni delle vecchie Lire. Inizio’ la mia vita da imprenditore vero, finanziando con i miei debiti tutte le attivita’ estere per promuovere il marchio di un astro nascente (il Prosecco e la Mionetto Spumanti): dall’ Inghilterra alle Canarie, dalla Polonia a Malta, dalla Thailandia al Giappone, passando per Malesia, SIngapore ed Honk Kong….per poi attivare la distribuzione in Brasile, Colombia, Paraguay e Peru’ e finalmente il Nord America. Fu negli Stati Uniti che venni folgorato dalla convinzione di poter veramente fare solidi affari ed avviare un grande progetto. Ma il mercato era complesso e con ogni grosso distributore statale mi confrontassi, tutto iniziava con una espressione : “What’s Prosecco ?” (…che cos’e’ il Prosecco ?, ndr.), dopodiche’ finivano per complimentarsi per la mia passionaria dedizione ma quasi tutti mi congedavano dicendo: “La tua azienda e il tuo prodotto saranno importanti in Italia, ma qui non sei nessuno !”. Girai in lungo ed in largo finche’ le idee cominciarono a farsi chiare e precise: occorreva parlare solo di vini frizzanti (gia’ presenti nel catalogo dell’azienda) e controllare il mercato dall’interno. Dopo 20 mesi gettai le basi della Mionetto USA, la branch company che importava e decideva prezzi e marketing in prima istanza saltando il classico importatore federale con esclusiva. Con i profitti della nuova societa’, la capofila in Italia avrebbe trovato i fondi per finanziare le mie idee che poi si dimostrarono vincenti. Le fondamenta gettate in quella fase furono così solide che quando io me ne andai, mi sostitui’ un altro giovinotto di belle speranze Enore Ceola, che e’ ancor oggi in carica nonostante l’azienda sia stata venduta per ben due volte finendo in mano ad un gruppo tedesco.Devo aggiungere che ci aiuto’ l’ avviare le famose “Proseccherie”: da Manhattan via Washington fino a Miami per cominciare; in pratica delle osterie con piatti unici e tutti i nostri vini frizzanti alla mescita. Anche in quel caso particolare ci misi la mia zampata dato che la brillante idea venne fuori dal mio cilindro: io pero’ li avevo chiamati “Bar spumeggianti”.
Dalla fortunata e incredibile esperienza con la famiglia Mionetto, una carriera in ascesa fino alla costruzione di vino personalizzato. Come ci si arriva?
In verita’ per me era forse un passo obbligato. Sono nato in un vigneto, quello del mio povero babbo Luigi che fu di suo zio e prima ancora di altri sette antenati. Ricordo che da bambino spesso finivo inebriato, quando a fine settembre iniziavamo la vinificazione in grandi tinozze “a cielo aperto”. Il progetto CASA POLES, il marchio che abbiamo dato ai nostri Vini, e’ giustamente il seguito del lavoro di chi nella mia Famiglia ha speso i sacrifici ed i sudori di una vita. Inoltre, liete combinazioni di eventi del destino mi hanno portato ad affiliare persone capaci e altrettanto appassionate come me da questa professione, come Carolina, la madre delle mie adorate figlie Amanda e Danya Eva che gia’ stanno entrando nel nostro affascinante mondo.
Oggi è un progetto familiare che coinvolge anche le famiglie degli amici Reboa e Tomasella?
Si esatto. Famiglie di persone che io considero uniche e straordinarie. Romolo Reboa avvocato in Italia. La sua visione e’ pari alla mia: fare in modo che i nostri figli siano migliori di noi, ed entrambi crediamo che per raggiungere questo obiettivo, occorre che anche loro sfidino se stessi. Paolo Tomasella e’ il successore di una grande realta’ industriale della mia zona con il quale abbiamo gli stessi principi, sia nella vita che nel vino: devono trascendere di qualita’ e tradizione.
Come siete organizzati a livello di importazione e distribuzione?
La nostra distribuzione in Florida ha ormai 5 anni e con alcuni venditori cerchiamo di proporre diversi vini della tradizione locale da ogni regione d’ Italia, solamente alla ristorazione affermata. Personalmente ho sempre continuato a seguire tutta l’area del Nord America anche per conto di altri produttori nella qualita’ di Brand Ambassador. A breve avremo i Vini di CASA POLES anche a Toronto, Chicago, New York e sicuramente anche altri stati limitrofi.
Le caratteristiche e le peculiarità che rendono speciali i tuoi vini?
Per filosofia e per stragegia, considerando che non abbiamo una storia di consumo in questo mercato, ne’ siamo una realta’ industriale con budgets finanziari imponenti, la scelta dei nostri vini e’ semplice: ottimi vini da tavola per il consumo quotidiano creati con tecniche e conoscenze tradizionali ma supportate dall’ efficienza della tecnologia moderna. I vitigni sono solo del nostro territorio (la Marca Trevigiana e il Friuli Occidentale, cioe’ la Veneziana) gli stessi che mio padre ed i miei avi coltivavano.
La vostra è solo una distribuzione Americana o riguarda anche il resto del Mercato?
CASA POLES è’ una operazione atta solo ai mercati esteri. Conto di portare i nostri vini presto anche in Giappone dove il mio eterno amico Luca Torre, ha una solida ed affermata azienda di importazione. Ma anche in Tailandia tramite il mio compagno di infanzia Gianni Favro che a Bangkok possiede tre importanti ristoranti di alta cucina italiana.
Spesso partecipi ad eventi importanti con il Circolo italiano della Florida e hai rilasciato interviste per giornali e TV in cui chiaramente si parla di vino. Quanto è importante il marketing?
Sicuramente il Marketing come le Pubbliche Relazioni sono valide e aiutano molto: viceversa senza persone valide sul campo della vendita le possibilita’ di affermare un nuovo marchio in un settore inflazionato sono pari a zero. Io ho fatto tesoro di tutte le mie esperienze: dai miei primi passi con la Rhoss di Pordenone (leader nazionale di caldaie) alla Fantoni (leader europea nei pannelli MDF e truciolare) e principalmente dalle collaborazioni con i Top-managers della Mionetto (lo stesso Attilio Mionetto, Ezio Lenarduzzi, Diego Marini e Livio Bartole), e personaggi come Alfonso Guerrero, l’ uomo che ha lanciato la birra Corona negli USA ed in Europa, nonche’ tutti i managers del Gruppo Bacardi in Sud Est Asia. Da tutti ho imparato che gli uomini valgono di piu’ di ogni pubblicita’ e devono essere capaci, motivati e dedicati.
Perché il Prosecco è così popolare?
E’ un prodotto predestinato: aveva solo bisogno di essere proposto al mondo, e che il mondo aprisse le sue frontiere superando i pregiudizi. Per chi anche in Italia, oppresso da una concezione antica e vetusta, continua a sindacare che il Prosecco non è un vino ma che piu’ facilmente si associa ad una “gazzosa”, io replico che il vino e’ una quotidianita’ e che bevuto con moderazione e criterio solo durante i pasti, implementa il benessere delle persone: mia madre di 88 anni, come anche sua sorella che quest’anno ne compie 98….per nulla disdegnano un bicchiere di ottimo e semplice “vino del Contadino” a pranzo e a cena. Il Prosecco era il vino dei Contadini delle colline Trevigiane da secoli. Oggi e’ finalmente “sceso in pianura”…perche’ dopo pionieri come me, e’ divenuto la “Coca-cola dei vini”….ma ovviamente e’ molto piu’ salutare !
Eri un piccolo imprenditore italiano che inseguiva un sogno: lo facevi gia’ dai tempi dei tuoi primi passi tra i locali di Cortina d’Ampezzo, Jesolo e il Veneziano, discoteche e ristoranti di punta dove arrivavano i Vip a divertirsi con i live show di Smaila, De Sica, Tony Hadley (Spandau Ballet, ndr.), Gloria Gaynor e ancora dove si presentavano i Disc Jockey piu’ affermati della platea internazionale, come il compianto Re della House Music, Frankie Knuckles, Bob Sinclair, Danny Tenaglia o Todd Terry, gia’ produttore di Madonna ?
Si, ho sempre seguito l’ istinto con la consapevolezza che potevo fare delle cose importanti accompagnandomi a persone capaci ed altamente professionali. Hai voluto citare quel periodo della mia vita che e’ stato molto valido per le mie conoscenze per creare un mercato o il marchio di un prodotto: approfitto per ricordare il mio grande amico di sempre Gianfranco Ambrosin, uno tra i piu’ grandi gestori di locali pubblici del nostro paese, recentemente congedatosi dal monumentale Caffe’ Pedrocchi di Padova, nonche’ il Guru dei Disc Jockey Italiani fin dall’invenzione della professione, il “Maextro” Giuliano Veronese ormai giunto alla fatidica eta’ di 70 anni, ma sempre sul trono. Con loro, ed assieme a Flavio Briatore, stavamo per fare il primo Billionaire a Cortina nel lontano 1999.
Ha ancora sogni nel cassetto il nostro Luca Poles?
I sogni per chi ha visioni e pensieri azzardati non finiscono mai. Spero solo che un giorno i miei desideri vengano portati avanti da altri che sulla mia traccia, fondata su quella dei nostri avi, si spenderanno per decantare al Mondo le unicità del nostro amato Paese.
Marilena Alescio