Maurizio Battista incanta il Cilea con il suo “Papà perchè lo hai fatto”
La sua ironia è travolgente, racconta fatti realmente accaduti nella sua vita e lo fa in maniera naturale senza troppi giri di parole colpendo i suoi spettatori al cuore e alla mente. E sì, perché quello creato dall’attore romano Maurizio Battista con il suo esilarante show “Papà perché lo hai fatto”, primo appuntamento della kermesse artistica dell’Officina dell’Arte di Peppe Piromalli (evento che ha registrato il primo sold-out della stagione, gremito anche il loggione del teatro “Cilea”) è un “viaggio” in quel vissuto personale fatto di divertenti storie ma anche di tanto amore e dolori che un uomo prova per la nascita di una figlia, per la perdita dei propri genitori, per l’emozione “esosa” di una ecografia, nell’andare a fare la spesa con la propria moglie, per il cambiamento dei tempi e i modi di affrontare oggi l’esistenza.
Maurizio Battista a modo suo, riesce a fare un viaggio introspettivo coinvolgendo il suo pubblico in quel percorso dell’Io nel quale indaga e cerca di dare spiegazioni ai vari meccanismi che ci allontanano da quel “poco di tanto” che abbiamo e che non consideriamo per nulla. Immagini, articoli di giornali, pagelle della scuola, una scrivania piena di oggetti che la gente acquista ma il cui valore è insignificante. Maurizio è un fiume in piena, cammina su e giù sul palco, si siede davanti al suo pubblico abbattendo la “quarta parete”, “vi devo odorare” dice sorridendo, e passa dalla cucina alle gite, dall’asilo per la figlia Anna alle chat di gruppo della scuola, dalle buche ai cappuccini. Il comico, un vero “mattatore” in scena, con i suoi esilaranti monologhi parla a ruota libera e mette in evidenza verità talmente scontate che nessuno se ne accorge.
“La romanità di una volta è diversa da quella di adesso – afferma Battista – le donne di una volta, i ristoranti di una volta, i vegani di una volta. Il mondo è cambiato ma diamo un limite alle cose”.
Maurizio continua a parlare della sua vita privata, della sua famiglia allargata, pannolini biologici e pappe 2.0 e lo fa con disinvoltura senza mai trascurare il contatto con il pubblico: chiede i nomi di chi è seduto davanti al palco, chiede cosa fanno nella vita e da lì, trae addirittura spunto per il prossimo argomento dello spettacolo improvvisando, perché alla fine, la vita è una commedia e chi sa coglierne l’ironia ha già vinto.
Commovente, profondo e carico d’amore puro è l’ultimo momento dello spettacolo in cui Battista dedica una poesia alla madre Anna, scomparsa qualche tempo fa e per la quale il dolore dell’artista sembra essere rimasto immutato negli anni. Incredibile la coincidenza di come il mese e il giorno e l’ora della morte della madre corrispondano a quelle della nascita della figlia Anna, una bambina bella e vivace che il pubblico conosce dalle immagini che passano sul videowall mentre gioca e colora il suo di mondo con tonalità accese sulle note del brano “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi. Una “preghiera d’amore universale” che Maurizio Battista lascia a Reggio Calabria perché “dobbiamo avere cura di noi sempre apprezzando quello che si ha e nulla più”.
Il pubblico lo sommerge di applausi e la sua gratitudine la dimostra scendendo a fine spettacolo dal palco abbracciando realmente tutti e concedendosi a foto e autografi. Per dire che “Signori si nasce, non si diventa”.