Museo Archeologico della Magna Grecia
Il Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria dopo la ristrutturazione, l’ampliamento ed il riallestimento, torna a essere uno fra i più imponenti poli museali archeologici d’Italia.
Con oltre 33 milioni di euro stanziati dal Ministero e dalla Regione Calabria la casa che ospita i Bronzi di Riace è stata riqualificata e arricchita da reperti mai esposti prima. Installato al pianterreno, nella sezione dedicata alla città, uno straordinario mosaico di tre metri per cinque del II – III secolo a.C.: raffigura una scena di palestra, con tessere in bianco e nero. È stato rinvenuto all’indomani del terremoto del 1908 nello storico palazzo Guarna.
Nei locali sotterranei sono in mostra per la prima volta le colonne di un imponente lapidario. Ma soprattutto è inedita la visione delle catacombe ellenistiche, parte della necropoli scoperta nel 1932 all’interno dell’edificio, durante i lavori di costruzione. Tutte le preziose collezioni, dal paleolitico alla tarda età romana, perfettamente ristrutturate (gioielli, quadretti votivi, tavole bronzee, teste di donne e di figure mitologiche, monete e antiche epigrafi), sono contenute in 230 vetrine, affiancate da testi esplicativi e supporti video presenti lungo tutto il percorso, fino al quarto piano. Suggestivo lo spazio di archeologia subacquea ricco di ritrovamenti marini.
All’ingresso, su piazza Giuseppe De Nava, il book-shop e la nuova biglietteria. Il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria si impone in Europa come uno dei più rappresentativi della Magna Grecia. L’obiettivo è diventare un polo di attrazione e di crescita culturale ed economica. La sede del Museo, un edificio progettato, fra i primi in Italia, ai soli fini dell’esposizione museale, si trova sulla centrale Piazza De Nava. E’ opera di Marcello Piacentini, uno dei massimi architetti del periodo fascista, che lo concepì in chiave moderna dopo aver visitato i principali musei di Europa. Il museo di Reggio Calabria è, dopo quello di Capodimonte, il più visitato del Sud Italia.
LA NUOVA CASA DEI BRONZI
Tra i materiali più significativi: i Bronzi di Riace ritrovati in provincia di Reggio, sono due grandi statue in bronzo, originali greci della metà del V secolo a.C. pervenuti in eccezionale stato di conservazione, che potrebbero raffigurare, secondo recenti studi, Tideo e Anfiarao o Eteocle e Polinice dei sette contro Tebe, provenienti da un più numeroso gruppo di guerrieri bronzei.
Era il 16 agosto 1972 quando le due statue furono trovate da un subacqueo nelle acque del Mar Ionio, lungo la costa di Riace, in provincia di Reggio Calabria. Dopo il lungo restauro i Bronzi son rimasti al piano terra del Palazzo, in una sala dotata di un particolare sistema di controllo del clima per scongiurare fenomeni di corrosione.
Le basi antisismiche sono state realizzate dall’Enea in occasione del rientro dei due guerrieri di bronzo a Palazzo Piacentini e per visitarli è necessario attraversare due stanze di decontaminazione.
La statua A, definita “il Giovane” per le fattezze più giovanili se confrontata con l’altra, è una figura maschile nuda, stante, con un’altezza di 2 m ed il peso di 190 kg. Lo spessore del bronzo è di circa 8mm. Risulta chiaro che la statua in origine era dotata di scudo ed asta. Nella parte sinistra della testa manca una ciocca di capelli che lascia vedere una parte d’orecchio che appare già modellata. Considerando che l’orecchio non sarebbe stato visibile senza questo danneggiamento, è stata fatta l’ipotesi di un cambio d’intenzione dell’artista o di una modifica della testa della statua, in tempi successivi, quando possono essere state applicate le ciocche di capelli che hanno coperto l’orecchio. Gli occhi sono privi di pupille; all’avambraccio sinistro vediamo saldato il bracciale a cui era fissato lo scudo. Il viso è contornato da una folta barba ricciuta, come ricciuti sono i lunghi capelli che, alla sommità del capo, sono accuratamente definiti. I capelli sono cinti dal segno piatto di una benda. Su questo segno, in origine, era sovrapposto un serto d’elementi vegetali o, forse, una benda d’oro fusa a parte. Le labbra sono in rame, per imitare il colore vero: sono dischiuse e lasciano intravedere i denti, resi con una lamina in argento che, col suo colore bianco, riesce a simulare il colore reale.
La statua B, definita “il Vecchio” per le fattezze più mature, è una figura maschile nuda, stante, con un’altezza di 1,98 cm ed il peso di 190 kg. Lo spessore del bronzo è di circa 7mm. Risulta chiaro che la statua in origine era dotata di scudo, asta ed elmo. Manca l’occhio sinistro e la falangetta al dito indice della mano destra. I capelli appaiono solo a piccole ciocche, tutte intorno al volto e alla nuca. Al loro posto noi vediamo una struttura oblunga, sulla quale l’elmo, fuso a parte, veniva calzato in modo che, comunque, non avrebbe fatto vedere tutti i capelli, anche se fossero stati realizzati. Per tale ragione, delle orecchie, fu modellata solo la parte inferiore perché visibile con l’elmo che, per questa statua, era previsto rialzato sul capo, nella posizione di riposo. Le braccia, che sappiamo d’altra fusione (quindi, forse, oggi in posizione diversa dal modellato iniziale), sono disposte in modo da tenere, in posizione di riposo, scudo ed asta: nell’avambraccio sinistro, vediamo saldato il bracciale e la piastra a cui era fissato lo scudo. Le mancanze sommatesi, dell’elmo e dell’occhio sinistro, non permettono di percepire pienamente l’animazione che aveva il volto voluto dall’autore. Tale volto (contornato da una fluente e morbida barba) rivela comunque l’età matura del personaggio che, per questa ragione, nel confronto inevitabile con l’altra statua, ha ricevuto il nome convenzionale di “il Vecchio”.